TANTI BUONI MOTIVI PER CREDERE NELL’EUROPA

Publié le par europedabord

Di questi tempi in cui l’euro-scetticismo è dilagante un pò in tutta Europa, Italia inclusa, come se l’Europa unita fosse la sola e unica causa di tutti i guai socio-economici che stiamo vivendo (e non invece la gestione politica fallimentare di chi ci governa), vorrei fare un breve – e sicuramente non esaustivo – riassunto di alcune “buone azioni” che noi Europei uniti abbiamo voluto e saputo fare dal dopoguerra ad oggi.

Iniziamo con quello a mio parere più importante, quello che purtroppo oggi in tanti danno per scontato (tranne forse i più anziani), e che da solo potrebbe già giustificare una continuazione ancora più forte dell’unificazione europea e potrebbe mettere a tacere tanti “euro-scettici”: oltre 60 anni di pace, prosperità e libertà, il periodo più lungo della storia d’Europa. L’unificazione europea ha trasformato la nostra Europa da un continente di guerre a un continente di pace! In tutti questi anni si è creato cioè tra le nazioni europee, Stati che erano nemici da secoli (NdR), un senso di reciproca fiducia e collaborazione, cosa del tutto impensabile prima!

Proseguiamo con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (proclamata a Nizza nel 2000 e definitivamente nel 2007 a Strasburgo) che ha il medesimo valore giuridico dei trattati ed è pienamente vincolante per le istituzioni europee e gli Stati membri. Questo importantissimo documento enuncia i diritti e i principi che devono essere rispettati dall’Unione, i valori fondamentali, cioè Dignità – Libertà – Uguaglianza – Solidarietà – Cittadinanza e Giustizia.

La moneta unica, l’Euro (2002), oggi sotto tiro incrociato di populisti e demagoghi in cerca di facili soluzioni, ci ha difeso invece dal tracollo durante la crisi del 2008, senza il quale infatti, molte delle valute di Stati con economie “non robuste” (come l’Italia!) sarebbero diventate carta straccia. L’Euro ha inoltre garantito a tutti i paesi, una certa stabilità nel cambio col dollaro sia prima che dopo la crisi, con i conseguenti vantaggi in termini di finanziamento del debito pubblico (tassi più bassi), ma anche in questo caso, l’Italia non ne ha saputo approfittare.

Grazie alla libera circolazione dei cittadini tra le diverse nazioni (trattato di Schengen, 1995), le persone oggi viaggiano e si spostano in Europa con una facilità senza precedenti.

Per mezzo delle leggi comunitarie e alla Corte di Giustizia Europea (1952, Lussemburgo) i cittadini europei godono oggi di maggiori diritti contro eventuali errori giudiziari degli stati nazionali.

Sono stati raggiunti importanti risultati geo-politici, quali ad esempio la trasformazione della centenaria ostilità tra Francia e Germania in amicizia, la stabilizzazione della democrazia in Grecia, Portogallo, e in Spagna dopo la transizione dall’autocrazia, la facilitazione dell’unificazione tedesca, la guida del processo di transizione alla democrazia dei Paesi dell’Europa centrale e dell’Est in seguito alla scomparsa dell’Unione Sovietica. Inoltre, sul piano internazionale, le nazioni più piccole godono oggi degli stessi vantaggi di quelle grandi.

Abbiamo un mercato unico senza frontiere (a volte chiamato mercato interno), all’interno del quale persone, merci, servizi e denaro circolano con la stessa libertà con cui si muovono all’interno di un singolo paese, senza essere ostacolati da confini o barriere nazionali. In quanto cittadini dell’UE ora si può studiare, vivere, fare acquisti, lavorare e passare la pensione in qualsiasi paese dell’Unione, oppure, usufruire da casa di un’ampia varietà di prodotti provenienti da tutta Europa.

I fondi strutturali, sono utilissimi strumenti d’intervento creati per finanziare vari progetti di sviluppo territoriale all’interno dell’Unione, al fine di ridurre le disparità regionali in termini di ricchezza e benessere, aumentare la competitività e l’occupazione e sostenere la cooperazione transfrontaliera. Alcuni stati (come la Spagna ed il Portogallo) ne hanno saputo sapientemente sfruttare le potenzialità, mentre altri (come l’Italia) decisamente meno: nel settennio 2007–2013, per esempio, non sono stati spesi dallo stato italiano ben 30 miliardi di Euro di fondi strutturali messi a disposizione per lo sviluppo territoriale di cinque regioni del Sud, fondi che vengono così inesorabilmente persi.

Fin dall’inizio degli anni 70, la politica europea per l’ambiente (art. 174 trattato CE), ha sempre mantenuto un forte impegno a favore dell’ambiente: la tutela della qualità dell’aria e dell’acqua, la conservazione delle risorse e della biodiversità, la gestione dei rifiuti e delle attività con effetti dannosi, sono solo alcuni degli ambiti d’intervento, sia a livello degli Stati membri che su scala internazionale. L’Unione ha introdotto numerose normative in questo senso, quali per esempio la riduzione degli inquinanti nocivi derivanti dal petrolio e dai pesticidi. E grazie all’azione dell’UE, è stato per esempio possibile (dati 2009) evitare l’emissione di 32 milioni di tonnellate di CO2 .

Con l’attuazione delle politiche comune della pesca (PCP), che scoraggiano il cosiddetto “over-fishing”, l’Atlantico ed altri mari si stanno ripopolando di pesce, dopo anni di caccia indiscriminata che hanno messo a serio rischio i nostri mari.

Fin dalla metà degli anni settanta, gli Stati membri hanno elaborato una serie di misure (art. 169 trattato UE) volte a difendere gli interessi specifici per tutelare gli interessi, la salute e la sicurezza dei consumatori. Questa politica promuove il diritto all’informazione e all’educazione dei consumatori nonché il loro diritto all’organizzazione per la salvaguardia dei propri interessi.

In ambito di protezione e sicurezza dei cittadini europei, grazie ad un coordinamento tra le diverse forze di polizia nazionali (EuroJust, 1999), sono stati fatti grossi passi in avanti, pur mancando ancora un unico organismo di vigilanza su tutto il territorio (in sostanza, una polizia federale). Ne è un esempio il mandato d’arresto europeo (entrato in vigore nel 2004) che ha sostituito il sistema dell’estradizione imponendo ad ogni autorità giudiziaria nazionale di riconoscere, automaticamente e dopo controlli minimi, la domanda di consegna di una persona formulata dall’autorità giudiziaria di un altro Stato membro.

Infine, dall’inizio degli anni duemila, l’UE si è impegnata in un’importante politica di sicurezza alimentare e tracciabilità degli alimenti per proteggere la salute e gli interessi dei propri cittadini garantendo allo stesso tempo il regolare funzionamento del mercato interno. Per raggiungere tale obiettivo, sono state previste norme di controllo in materia di igiene degli alimenti e dei prodotti alimentari, salute e benessere degli animali, salute delle piante e prevenzione dei rischi di contaminazione da sostanze esterne, e norme per garantire l’adeguata etichettatura dei prodotti. Un livello elevato di sicurezza degli alimenti e dei prodotti alimentari commercializzati nell’Unione viene così garantito in tutte le fasi della catena di produzione e distribuzione e questa procedura viene fortunatamente applicata sia ai prodotti alimentari prodotti all’interno dell’Unione che a quelli importati da paesi terzi.

Come premesso, questo elenco non è esaustivo bensì solo esemplificativo.
Una disgregazione dell’Unione o la fuoriuscita da essa di alcuni paesi-chiave, rimetterebbe sicuramente in discussione molti di questi punti: secondo voi ne vale davvero la pena tornare a stampare le monete nazionali, richiuderci dentro le frontiere e guardare agli stati confinanti sempre e comunque come dei possibili nemici? Secondo me, NO!

La rinuncia al lungo e fruttuoso progetto europeo non è la soluzione a tutti i nostri problemi così come sbandierato oggigiorno da populisti ed euroscettici, piuttosto serve un ulteriore passo avanti, con un deciso rafforzamento di quanto intrapreso finora.

Fabio Franchini

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